💫 La storia della chitarra più famosa
A volte il segreto è solo tendere l'orecchio e ascoltare.
Hoang upon a time #s01e20
Previously, on Hoang Upon a Time: Lupi, contadini, lune piene e scelte fatte alla luce del sole. Da esperimento sociale sovietico a gioco per gli ostelli, fino a diventare uno strumento di assunzione nella Silicon Valley, ecco la storia di Lupus in Fabula, che ci insegna che cambiare si può e si deve! 🐺🌙
Una chitarra e mezzo. 🎸
Chiedi a GPT…
Chiedi a un appassionato di rock…
Chiedi a un qualunque musicista…
…avrai sempre la stessa risposta: al mondo esistono due chitarre davvero famose.
Se vogliamo essere onesti una e mezzo, perché una delle due è molto più famosa dell’altra.
La medaglia d’argento va alla Gibson Les Paul, dal corpo spesso, dalla voce profonda, amata dai musicisti blues e dall’ala più melodica del rock. Inventata nel 1952, resiste ancora al test del tempo.
È una grande chitarra.
Ma l’altra… l’altra è davvero LA chitarra per eccellenza.
Quella che viene in mente ai bambini quando disegnano una band all’asilo.
Quella fatta come la descriverebbe un qualunque appassionato di rock.
La più grande di tutti i tempi: la Fender Stratocaster.
Jimi Hendrix, Eric Clapton, Mark Knopfler, David Gilmour, John Frusciante e Buddy Holly: tutti questi artisti hanno usato una Stratocaster.
Punk, Hard Rock, Metal, Blues, Indie: tutti questi generi hanno conosciuto la Stratocaster.
Gli anni ‘50 del boom economico, gli anni ‘60 delle proteste giovanili, gli anni ‘70 del Vietnam, gli anni ‘80 dell’avvento del computer, gli anni ‘90, 2000, fino ad oggi: la Stratocaster ha creato musica in ciascuna di queste epoche.
Con le sue tre linee di pick-up che amplificavano il suono come nessun’altra, con l’introduzione del vibrato, la Strato è uno strumento tecnologico sofisticato, ma guai a ridurla al mero strumento.
La Strato è un simbolo: del ‘68, di Woodstock, dei valori vecchi che vengono rimpiazzati, della modernità che entra a piè pari nella civiltà occidentale, dell’emancipazione sessuale.
La Strato in due parole è ribellione e libertà.
Ma detto tutto questo… chi è lo stramaledetto genio che l’ha inventata?
C’era una volta Leo. 🎸
Leo Fender era un ingegnierozzo bello e buono, di quelli veraci mani in pasta, molto appassionato di meccanica e (paradossalmente) molto meno di musica.
A Leo piaceva sporcarsi le mani, costruire e inventare, un po’ nerd con le penne nel taschino di una camicia bianca. A tratti uno stereotipo, Classe 1909, californiano.
Chi era realmente quest’uomo per diventare l’Hattori Hanzo del rock, l’inventore di chitarre più famoso della storia?
Un compositore? No.
Un grande musicista allora? Ehm… no.
Beh, almeno un grande chitarrista? Neppure.
Leo Fender nella vita non seppe mai suonare neanche un accordo di chitarra.
Aneddoti di chi gli stava vicino raccontano che non sapesse nemmeno accordare una chitarra e che non ci avesse mai nemmeno provato.
Nel 1938 prese 600 dollari e, con sua moglie Esther, aprì un piccolo negozio di riparazione di strumenti musicali.
Nel 1944, in piena guerra mondiale, Leo Fender incontra Doc Kauffman, un ingegnere di chitarre che aveva appena inventato il sistema vibrato. Doc cerca un socio e i due fin da subito si capiscono. Fondano la K&F, Kaufman & Fender e la loro prima chitarra si chiama Telecaster.
È un discreto successo e si può anche iniziare a produrla di massa, ma non è abbastanza per Kauffman che lascia l’azienda, senza astio (i due rimarranno amici per la pelle fino alla morte).
Leo cambia il nome all’azienda che diventa solo Fender. Non è soddisfatto però e quindi inizia a usare quello strumento che tutti i musicisti usano: l’orecchio. Non per captare melodie o comporre riff, ma per ascoltare i suoi clienti, gli utenti del suo prodotto: i chitarristi.
Si circonda di chitarristi a cui chiede ossessivamente feedback. Sopra a tutti Bill Carson e Rex Gallion, due musicisti country.
Si scervella per anni.
Quanti controllori ti servono? Due? Ok due, uno per il volume e uno per il tono.
Quanti pick-up? Due o tre? Sì, tre è meglio.
La trovi scomoda? Bene, toglieremo la doppia spalla.
Nel 1954, dopo dieci anni di lavoro, così come è prodotta oggi, finalmente esce la Stratocaster.
Perfetta, nell’accezione che qualunque cosa si aggiunga o tolga a questa chitarra la si va a peggiorare. Un prodotto che ha raggiunto il suo apice e nessuno ha ancora osato sfidare.
Il resto è storia.
Storia del rock, con Jimi Hendrix che brucia la sua Strato nel 1967 al Festival Pop di Monterey, in California, a poca distanza da dove era stata prodotta.
Storia del novecento e delle sue emancipazioni.
Storia di una chitarra che è diventata simbolo e che è stata costruita da un uomo che con la musica non aveva niente a che fare. 🤓
🧞♂️ Morale della favola:
La storia di Leo Fender e della sua Stratocaster insegna una lezione fondamentale: l'innovazione non nasce solo dalla competenza tecnica, ma anche dall'ascolto attento delle esigenze degli utenti e dalla capacità di trasformare visioni audaci in realtà tangibili.
La storia di oggi dimostra che non è necessario essere maestri nell'uso di uno strumento per influenzarne profondamente l'evoluzione e l'impiego, ci vuole metodo, passione e perseveranza.
Fender, senza saper suonare una chitarra, ha ridefinito cosa essa potesse essere, mostrando che le vere rivoluzioni partono a volte da due elementi fondamentali:
Ossessione per i problemi: non concentrarsi solo sul dare il contentino all’utente, ma essere i primi a chiedere, supplicare per conoscere dei problemi da risolvere. E risolverli.
Punto di vista esterno: quando hai tutta la competenza del mondo, c’è il rischio che non vedi le cose più banali, perché non riesci a vedere le cose come le avevi viste la prima volta. Fender in questo poteva avere uno sguardo “nuovo”.
Non dimentichiamoci però delle scelte di marketing.
La Strato è stata accompagnata per tutta la sua vita da spot pubblicitari molto intelligenti.
Non solo, anche la scelta del nome fu perfetto.
La chitarra più bella del mondo non poteva chiamarsi “Fender 1954” ma doveva avere un nome forte e simbolico, Strato come la stratosfera, come qualcosa che vola in alto alto alto. ☄️
Così come non potresti vendere il nettare degli dei più famoso al mondo chiamandolo “Crema Spalmabile alle Nocciole”. Deve chiamarsi Nutella.
Frame. Name. Claim.
Buon ascolto! 👂🏻🎸
Ultima chance per Milano! 🍹
Il 4 Giugno 2024, dalle 9.30 alle 17.30, presso il Luiss Hub di Milano terrò il workshop Value Proposition Strategy e parleremo di Frame. Name. Claim. come se piovesse!
È l’occasione ideale per tutte le persone audaci che ricoprono i ruoli di:
→ Product Owner
→ Manager di Prodotto
→ Marketing Manager
→ Responsabili dell’Innovazione
→ chiunque voglia creare un prodotto straordinario, ma è confuso dal mondo nebuloso della Value Proposition. 😶🌫️
Faremo chiarezza su tanti aspetti cruciali, ve lo prometto!
Alla prossima! ✨