💫 L'importanza dei MA 間
Di come anche il vuoto è magicamente capace di riempire. Sia in un film di Miyazaki che in un'esperienza digitale.
Hoang upon a time #s01e07
Previously, on Hoang Upon a Time: Dal mio viaggio a Disneyland abbiamo appreso in quanti e quali modi si può dare coerenza alla propria Value Proposition. Oggi siamo di nuovo nel mondo dei cartoni animati, ma questa volta in Giappone, per parlare di confini, transizioni e spazi vuoti.
C’era una volta lo spazio liminale.
C'era una volta, in una terra in cui le città fluttuano in cielo e i boschi sono abitati da spiriti, un artista di nome Hayao Miyazaki che, con il suo pennello e la sua immaginazione, creava mondi dove il confine tra il reale e l'irreale sfuma in una danza di spazi vuoti e pieni, di silenzi e musica.
Si tratta degli spazi liminali: i Ma, momenti sospesi che invitano chi osa esplorarli a rallentare, riflettere e assaporare la transizione tra un atto narrativo e l'altro.
Nelle sue storie, come nei suoi film, Miyazaki non temeva il vuoto; anzi, lo onorava come un sacro respiro tra le righe di un poema epico.
Fate mente locale per richiamare quelle inquadrature statiche di una fermata di bus giapponese dove non accade nulla per dei lunghissimi minuti e si sente solo il rumore dei grilli e il calore dell’estate giapponese o gli stagni con l’acqua che scorre, il fuoco che crepita in un camino. Tutti momenti che paradossalmente hanno la funzione di rendere vivo e reale il contesto in cui si svolge la storia.
Il vuoto è una caratteristica importante del concetto giapponese di Ma.
Il Ma si trova in molti campi artistici in espressioni uniche e flessibili. In architettura in particolare appare nello spazio negativo di un ambiente. Si tratta di un luogo intermedio progettato per creare una maggiore consapevolezza in relazione ai suoi confini contrastanti simile al concetto associato - termine di origine occidentale - di spazio liminale: uno spazio “di confine” che crea una soglia tra un luogo e un altro, una transizione.
In un mondo che corre veloce, i Ma di Miyazaki sono inviti a fermarsi, a contemplare, a sentire con tutto il corpo e non solo con la mente.
Nel digitale come nel fisico, anche gli architetti e i designer di servizi e prodotti hanno iniziato a riconoscere il potere di questi spazi non-spazi: soglie che, come nell'antico Propileo dell'Acropoli, segnano il passaggio dal profano al sacro, dall'ordinario al straordinario.
Nel design di prodotti e servizi digitali, gli spazi liminali rappresentano quei momenti di transizione che, pur essendo vuoti di azione, possono diventare carichi di significato. Miyazaki utilizzava il Ma per dare respiro alle sue narrazioni, per creare attesa, per costruire un ponte emotivo e cognitivo tra le scene. Analogamente, nel design digitale, queste pause – questi Ma – sono essenziali per permettere all'utente di assimilare le informazioni, di anticipare ciò che sta per accadere, di costruire una connessione più profonda con l'esperienza che sta vivendo.
Esempi di Ma nel digitale si trovano nell'animazione di caricamento di una pagina web, nei momenti di transizione tra due sezioni di un'app, o nei silenzi studiati di un'interfaccia utente che attende l'input dell'utente. Momenti in cui non accade nulla, luoghi non preposti al fare ma all’essere, che esistono a prescindere dalla volontà dell’utente. Sono momenti che, come l'architettura fisica, possono suscitare aspettativa, riflessione e persino emozione.
🧞♂️ Morale della favola:
La lezione che ci offre l'arte di Miyazaki è che, per quanto il nostro mondo sia frenetico e saturo di stimoli, c'è una bellezza intrinseca e un valore funzionale nel creare spazi per il respiro e la riflessione.
Nella cultura occidentale soprattutto, queste sospensioni possono sembrare in conflitto con idee radicate come l’ottimizzazione a tutti i costi, FOMO dilaganti e ansie da pagina bianca.
Questo in realtà non fa altro che confermarne l’importanza e ci suggerisce come trasformare questi “nulla” in dei Ma sia in realtà una opportunità molto interessante.
Nel design di esperienze, siano esse digitali o fisiche, dobbiamo osare inserire questi Ma, questi spazi liminali, per permettere agli utenti di vivere transizioni fluide, di elaborare il viaggio in cui sono coinvolti e di prepararsi emotivamente al passo successivo.
Non affanniamoci a riempire a tutti i costi l’experience journey dei nostri clienti con azioni e opzioni solo per il gusto di farlo, progettiamo le pause, progettiamo il ritmo.
Incorporando questi principi di design negli ambienti digitali che creiamo, possiamo migliorare non solo l'usabilità, ma anche il benessere emotivo degli utenti. E in un mercato dove l'attenzione è la moneta più preziosa, un momento di pausa può essere l'esperienza più memorabile e distintiva che possiamo offrire.
Ecco quindi che, prendendo spunto dai Ma di Miyazaki, ci impegniamo a progettare non solo per riempire ogni spazio con funzioni e contenuti, ma per lasciare che il vuoto parli con la stessa eloquenza del pieno, che il silenzio comunichi quanto le parole, e che il tempo di transizione diventi un tempo di crescita e di significato.
E, come viaggiatori di un mondo fantastico, possiamo imparare a valutare i momenti di non-azione come opportunità per assaporare la storia che viviamo, nella speranza che ogni interfaccia, ogni prodotto, ogni servizio possa diventare non solo uno strumento, ma un luogo dove l'anima può danzare tra gli spazi liminali come nei capolavori di Hayao - sui quali trovate un bellissimo documentario qui al linkino della puntata.
Alla prossima,
HH.