💫 Non parlate male del mango.
Come anche un frutto può diventare un idolo se un presidente cinese vuole che lo sia.
Hoang upon a time #s01e09
Previously, on Hoang Upon a Time: Da un cult a quello successivo, dall’acqua da 700 mln di dollari dello scorso episodio a un mango capace di unire i proletari di tutta la Cina. Ma cosa rende un idolo, un idolo?
Reduci dall’ennesima e festosa abbuffata, questa settimana ci vede sicuramente un po’ più rilassati e un po’ più pasciuti e quale occasione migliore per raccontarvi una storia che vi offre uno spunto di conversazione perfetto per la prossima tombolata tra amici?
Vi voglio parlare del mango. “Mango, why mangouh?” cit.
Forse non è comparso sulle vostre tavole questo Natale, ma in Australia ad esempio è considerato un frutto iconico di questo periodo, tanto che è abitudine regalare ceste di mango come da noi smerciamo pandori e panettoni. Ma non è solo in Australia che il mango si è conquistato il ruolo di gradito presente, nella tradizione Buddhista e Induista il mango è spesso offerto come dono significativo e apprezzato dal Buddha in sé medesimo.
C’è stata un’occasione in particolare però in cui l’omaggio di un mango ha scatenato una vera e propria frenesia collettiva, assolutamente sproporzionata ma perfettamente coerente con il luogo e il contesto storico dell’accaduto.
C’era una volta Mao.
Un potente leader di nome Mao Zedong, governava un tempo il vasto reame della Cina. Un giorno, nel lontano 1968, un inviato straniero dal regno del Pakistan, Mian Arshad Hussain, giunse al suo cospetto portando con sé un dono mai visto prima: un mango. Il mango, con la sua pelle dorata e la polpa succosa, era un frutto pressoché sconosciuto nel regno di Mao, e il suo arrivo suscitò grande stupore e meraviglia.
Mao, intuendo il potere simbolico di questo dono esotico, decise di condividerlo non con i nobili, ma con il popolo, proclamandolo "dono ai lavoratori della Cina".
Si è trattata, in fin dei conti, di una geniale mossa di marketing organizzata dalla mirabolante macchina di propaganda di stato che, unendo le discendenze divine di Mao e il dono al popolo di questo frutto del desiderio, aveva trasformato l’idolo delle folle in un moderno Prometeo. O, se volete, anche Plometeo (Visto che sono asiatico non mi potete tacciare di essere politicamente scorretto, LOL, ma torniamo a noi che la storia continua…).
La notizia del mango si diffuse come un incantesimo in tutto il regno. La gente non osava mangiarlo; lo adorava invece come un talismano prezioso.
Alcuni frutti vennero sigillati nella cera, altri conservati in formaldeide, altri ancora esposti dietro vetri per essere ammirati. Divennero simbolo di devozione e fedeltà al leader, una reliquia sacra in un mondo di cambiamenti tumultuosi.
Ben presto, il culto del mango prese una piega ancor più straordinaria. Furono creati modelli in cera e plastica del frutto, che venivano portati in processione attraverso le città e i villaggi, e chiunque osasse mancare di rispetto a questi simulacri veniva considerato un nemico del popolo.
La leggenda racconta di un dentista, il Dottor Han, che fu punito per aver osato paragonare un mango a una comune patata dolce. E se siete curiosi, no, non ci sono 50 sfumature di grigio, la punizione era solo una a quei tempi. Povero Dr.Han.
Intorno a questi magici frutti si sviluppò un intero universo di prodotti: lenzuola, vassoi smaltati, astucci per matite, saponi profumati di mango, e persino sigarette al gusto di mango, tutti adornati con slogan patriottici e l'immagine del venerato genio salvatore dell’umanità.
Ironico non trovate?
🧞♂️ Morale della favola:
Come tutte le storie incantate, anche quella del Mango Cult con il tempo finì nel dimenticatoio.
I mango, un tempo simbolo di potere e devozione, tornarono nel lontano oriente ad essere semplici frutti, gustati per il loro sapore dolce e non più per il loro significato politico.
Nella storia del Mango Cult, il fulcro è la necessità di un simbolo che potesse unire le masse e rafforzare l'identità collettiva in un momento storico di grande cambiamento.
A livello psicologico, questo dimostra il bisogno umano di appartenenza, di condivisione di un ideale comune e di trasferire su qualcosa di tangibile questi sentimenti.
Un oggetto comune, trasformato in un simbolo, può diventare un potente strumento di unione e identificazione collettiva. Il simbolo diventa più accessibile e meno intimidatorio, incoraggiando una partecipazione più ampia e sentita alla causa comune.
Business wise: Una value proposition efficace non è solo una questione di funzionalità e vantaggi del prodotto, ma anche di come quel prodotto si inserisce e interagisce con le storie, i valori e le emozioni dei suoi utenti. Attraverso la narrazione giusta, un prodotto o servizio può trasformarsi da semplice strumento a icona, generando un legame profondo e duraturo con il suo pubblico.
La percezione del valore è qualcosa di estremamente intimo e personale, ognuno di noi ne ha una sfumatura diversa e non sapremo mai se questa percezione è uguale a quella del nostro vicino di banco. Per modificare questa percezione a livello individuale, vi basta un buon commerciale, ma se volete creare una magnifica allucinazione collettiva, un culto, allora vi serve una strategia di marketing, quella fatta bene.
Anche senza far giustiziare gli oppositori. 🥭🧡
HH.
Ah , mi stavo per dimenticare, ma ho una…
…Hoang more thing…
Nelle mie newsletter si parla spesso di valore—di un prodotto, di un servizio, di un brand, di un frutto esotico🥭—e di come farlo percepire al meglio.
Non è un caso, per lavoro mi occupo di creare Strategie basate sul Valore.
Ed è proprio per questo che oggi voglio invitarti a:
→ Il mio Value Proposition Strategy Workshop insieme ad Avanscoperta.
Pitch: Creare prodotti che riescano a catturare l’attenzione del mercato e diventare la “next big thing” non è un esercizio semplice. È una sfida che richiede una comprensione profonda del valore che tali prodotti portano ai clienti. Per questo sto lanciando il Value Proposition Strategy Workshop.
Valore: Aiutare imprenditori e manager di prodotto a disegnare proposte di valore irresistibili, per posizionarsi al meglio anche su mercati molto affollati e competitivi.
Dove/quando: Il 22 marzo 2024, al LUISS Hub di Milano.